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«HO SALVATO LA CENA A MILIONI DI ITALIANI»

Intervista a Sonia Peronaci, dal 2006 la madrina dei food influencer del Belpaese

di Benedetto Colli

Ha salvato la cena a milioni di italiani, fondando nel 2006 il sito di cucina per eccellenza: Giallo Zafferano. Nel 2015, sette anni dopo averlo venduto al gruppo Banzai, nel momento in cui contava due milioni di utenti unici al giorno, lo ha lasciato per dedicarsi al progetto del suo sito personale, soniaperonaci.it, e all’apertura della Sonia Factory, uno spazio nel cuore di Milano che è contemporaneamente scuola di cucina, sede di eventi gastronomici e studio televisivo. Nel 2019 le è stato conferito l’Ambrogino d’oro e Forbes l’ha inserita nell’elenco delle «Donne più influenti d’Italia». La Mattel ha dato il suo volto a una Barbie della linea Role Models 2022, dedicata a 12 donne di tutto il mondo, leader nei propri settori. Conta oltre 820.000 follower su Instagram e 730.000 su Facebook. E se non bastasse questo cursus honorum, Sonia Peronaci, milanese, classe 1967, è anche cuoca, imprenditrice digitale, autrice di libri di cucina e conduttrice di trasmissioni televisive, l’ultima delle quali, La cucina di Sonia, va in onda tutti i giorni su La7d.

Il 4 maggio hai messo in scena al Cibus di Parma uno showcooking a base di Prosciutto Toscano Dop. Com’è andata?
«Molto bene. Abbiamo presentato due piatti: i Bicchierini di mouse al Prosciutto Toscano e il Crumble di pane alle erbe e tartellette salate con crema al Parmigiano Reggiano Dop e roselline di Prosciutto Toscano. Sul palco ho avuto l’occasione di chiacchierare con il consigliere Cristiano Ludovici della fantastica storia di questo prodotto dalle radici antichissime, che affondano nei tempi degli Etruschi. Mi ha colpito molto scoprire che ogni famiglia custodisce gelosamente gli ingredienti, le erbe e le spezie della propria ricetta tradizionale. C’è davvero un grande racconto dietro a ogni fetta di questo prosciutto».

E come descriveresti il sapore di queste fette?
«Devo ammetterlo: prima di assaggiarlo, me lo aspettavo molto più asciutto e sapido. Quando si associa un prodotto alla Toscana, lo si immagina sempre forte e speziato. Invece, l’ho trovato dolcissimo, gustosissimo, morbido e molto delicato».

Come useresti il Prosciutto Toscano in cucina?
«Lo trovo un salume versatile e bilanciato. C’è veramente solo l’imbarazzo della scelta. Lo trovo perfetto per preparare mousse e lievitati importanti, come quelli natalizi e pasquali, o come ingrediente per la pasta e la focaccia. Farei più fatica a trovare un abbinamento che non funzioni».

Cosa ti piace della cucina toscana?
«La ciccia! (ride) Scherzi a parte, mi affascinano molto i dolci. Gli ho dedicato spesso delle ricette nella Cucina di Sonia. Oltre a questo, la ciaccia con l’uva e il pan di ramerino, da cui sono diventati dipendenti quasi tutti i tecnici della mia trasmissione. L’unica cosa che non mi fa impazzire è il pane sciocco: il mio amore per il salato ha la prevalenza».

Nasci da padre catanzarese e madre altoatesina, il profondo Sud e profondo Nord d’Italia. Le tue origini quanto hanno influenzato la tua cucina?
«Moltissimo. Ho vissuto tanto tempo in entrambe le zone del Paese. Tutti gli anni passavo i mesi estivi a casa di mia nonna austriaca nelle campagne dell’Alto Adige. Trascorrevo le giornate a raccogliere il fieno, vendemmiare, potare le viti. Inoltre, il mio ex marito possedeva un’azienda agricola in Calabria, quindi ho vissuto e lavorato lì per 18 anni. Allevavamo gli animali, facevamo il pane nel forno a legna, coltivavamo grano e olive. Sono esperienze che non solo mi hanno formata, ma mi hanno anche aiutata a capire tutto sugli ingredienti e le materie prime, da come nascono a come si sviluppano».

Hai iniziato a cucinare a 6 anni nel ristorante di tuo padre Giuseppe, «L’undici» a Milano. È da qui che nasce la tua passione per la cucina?
«In realtà, era già scaturita dalle ore passate tutti i giorni ad aiutare la nonna ai fornelli. Aveva un repertorio molto vario e amava soprattutto i dolci. Quando sono cresciuta, ho iniziato anche a dare una mano al ristorante. Lì la mia passione ha preso il volo».

Nel 2006, non era affatto scontata l’idea di incanalarla in un sito web. Come ti venne l’idea di Giallo Zafferano?
«In cuor mio, avevo deciso di non seguire le orme dei miei genitori: da piccola, non li vedevo mai a causa del tempo e dei sacrifici richiesti dal mestiere di ristoratore e non volevo che lo stesso succedesse ai miei figli. Fu il mio compagno Francesco a lanciarmi la proposta: perché non aprire un sito di cucina su cui scrivere dopo l’orario d’ufficio? In questo modo, avrei unito due mie passioni: la cucina e il web. Così è nato Giallo Zafferano, a cui contribuivano anche le mie figlie Deborah, Laura e Valentina. Il successo di pubblico fu immediato ma, dato che all’epoca le aziende non sapevano ancora come rapportarsi con le realtà che nascevano su Internet, ci servì qualche anno per riuscire a trasformarlo in un impiego a tempo pieno. Ci aiutò il boom di Facebook nel 2008».

Nelle ricette del tuo sito soniaperonaci.it, presti particolare attenzione al tema delle intolleranze alimentari. Perché questa scelta?
«Perché conosco il problema da vicino: per tre anni non sono riuscita a mangiare né glutine né latticini a causa di un’infiammazione. All’epoca c’era molta ignoranza su questi temi. Le aziende che si impegnavano a fornire un’alternativa erano pochissime e spesso i celiaci erano costretti a mangiare delle schifezze in farmacia. Per questo motivo, decisi di impegnarmi a fornire delle soluzioni, spesso scegliendo prodotti naturali. Per fortuna, oggi la sensibilità su queste tematiche è molto aumentata».

Forbes ti ha nominata tra le donne più influenti d’Italia. Qual è il segreto del tuo successo?
«Credo sia dovuto al fatto che ho sempre parlato in modo semplice alle persone e non ho mai dato nulla per scontato. Tutto qua. Prima che creassi Giallo Zafferano, a parlare di cibo sui media erano solo giornali, riviste e libri, che non solo lo facevano con un tono molto distaccato e senza possibilità di interagire con i lettori, ma soprattutto pubblicavano ricette che poi a casa non riuscivano. Per questo abbiamo deciso innanzitutto di caricare molte foto dei singoli passaggi della preparazione e di provare più e più volte i singoli piatti, per essere sicuri che anche un neofita potesse replicarli, mantenendo uno scambio costante con il pubblico».

Sai di aver salvato la cena a milioni di italiani, vero?
«Ho ricevuto tanti messaggi di ringraziamento da parte di studenti fuorisede: quelli a cui fino al giorno prima preparava la pappa la mamma e che, all’improvviso, si ritrovavano da soli, con quattro stoviglie senza sapere dove sbattere la testa! (ride) Il sito era un mezzo molto giovane e sono proprio i giovani ad averlo popolato per imparare a cucinare qualcosa di commestibile».