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«DA 15 ANNI IN VIAGGIO SULLA VIA FRANCIGENA ALLA SCOPERTA DELLA BELLEZZA»

Intervista a Luca Bruschi, direttore e referente per il consiglio d’Europa dell’Associazione europea delle vie Francigene

di Benedetto Colli

«Ho fatto del cammino la mia filosofia di vita». Schietto e diretto, Luca Bruschi, nato a Fidenza nel 1978, direttore e referente per il consiglio d’Europa dell’Associazione europea delle vie Francigene, mette subito in chiaro di cosa stiamo parlando: non di una semplice idea di turismo, ma di un vero e proprio ideale di come vada vissuta la dimensione del viaggio. «Nel 2004 stavo seguendo un master in economia del turismo all’Università Cattolica di Piacenza. Come project work mi proposero di fare un’analisi di benchmark tra la via Francigena e il cammino di Santiago».

Fu quello il momento in cui nacque il tuo amore per la Via Francigena?
«In realtà no, la tradii prima ancora di conoscerla! (ride) Presi zaino, taccuino e macchina fotografica e viaggiai per due anni sul camino Francés in direzione Spagna. Solo nel 2007 sono passato alla Francigena. Non so se sono stato io a sceglierla o lei a scegliere me. È stata una “corrispondenza d’amorosi sensi”».

Cosa trovi affascinante in questo tipo di tragitti?
«È un discorso di cultura. Il fatto di percorrere con una media di 4 chilometri all’ora itinerari che hanno radici millenarie, che sai che prima di te hanno percorso milioni di pellegrini, che hanno un’anima, è un’esperienza straordinaria. Sono quasi 15 anni che percorro la Via dei Franchi ed è così che ho scoperto l’Europa dei paesi marginali, come Sarzana e Noceto. Questi piccoli borghi sono l’anima più autentica del vecchio continente. Attraversarli a piedi è un valore aggiunto straordinario che altri percorsi non hanno».

Parlami del progetto Via Francigena. Road to Rome 2021. Start Again!.
«È un viaggio nato per festeggiare i 20 anni dell’Associazione europea delle vie Francigene, nata il 7 aprile 2001. Partiremo il 16 giugno dalla Cattedrale di Canterbury, il cosiddetto chilometro zero, ed entreremo in Italia il 1° agosto. Il 10 settembre saremo alla tomba di San Pietro in Vaticano, il punto di arrivo storico della Via, e il viaggio terminerà il 18 ottobre a Santa Maria di Leuca in Salento, la finibus terrae d’Italia. In totale, cammineremo circa 25 chilometri al giorno in 127 giorni, attraversando 650 comuni. La nostra “torcia olimpica” sarà un bastone preparato da un artigiano irlandese. Covid permettendo, speriamo che in tanti si uniscano a noi, sul modello di Forrest Gump (ride). Sarà soprattutto una festa delle comunità locali e un’occasione per scoprire la gastronomia straordinaria di questi luoghi».

La via Francigena è infatti anche un percorso nella storia e nei luoghi dell’enogastronomia. Anche il Prosciutto Toscano sarà presente, con un punto vendita a Monteriggioni. In viaggio si percepisce questa dimensione?
«Eccome, la bellezza della Via è anche quella del cibo e dei vini, legati all’identità dei luoghi. È una delle differenze principali rispetto ad altri cammini. E da questo punto di vista, mentre in Francia puoi trovare lo stesso piatto da Calais a Marsiglia, in Italia ogni 20 chilometri ti si apre un mondo. Pur essendo un cammino sobrio e nonostante lo sforzo fisico, non c’è mai stato un pellegrino che sia dimagrito percorrendolo! Dopo mille chilometri di marcia, a me è addirittura capitato di tornare a casa e scoprire che avevo preso due chili».

Quali sono i tratti che ti sono rimasti nel cuore?
«Il percorso intorno al lago di Losanna non me lo sarei aspettato così bello, così come la salita al passo del San Bernardo. In Italia, il tratto da Fidenza a Pontremoli ha una sua unicità, e il triangolo tra Siena, Monteriggioni e San Gimignano, e la Tuscia sono di una bellezza straordinaria».

E l’incontro più speciale che ti è capitato di fare?
«Ne ho avuti tanti, di quelli che ti rimangono nel cuore anche a 20 anni di distanza: dal ragazzo che si dichiara “super ateo” con cui condividi una cena offerta dai monaci francescani al direttore della Deutsche Bank, e a chi viene da altre culture religiose. Il cammino azzera le differenze. Nel 2019, avevamo monitorato che circa 60 nazionalità lo avevano calcato, dai neozelandesi ai brasiliani, dai giapponesi ai canadesi. A volte sembra quasi una barzelletta: in viaggio ci sono un italiano, un tedesco, un francese e un inglese. Essere in cammino è trovarsi dentro a un flusso straordinario di relazioni umane. In quanto a conoscenza che si acquisisce di una persona, ogni giorno è come se fosse un anno nella vita ordinaria. Rimane indelebile».

Cosa diresti a un giovane per convincerlo a intraprendere la Francigena?
«Sicuramente, la Via, con i suoi 3.200 chilometri, può spaventare. Ma la realtà è che non è richiesta una preparazione fisica o mentale eccezionale. Sono indispensabili scarpe comode e uno zaino adatto, perché si dovranno trasportare anche 8 o 10 chili di peso, ma condividere il viaggio con altri alleggerisce notevolmente la fatica. Inoltre, so che, costretti dal lockdown, nell’ultimo anno tanti giovani hanno ritrovato il piacere di camminare. Ora vorrei fargli scoprire che ci sono tanti cammini, di cui la Francigena è un po’ la madre. In sostanza, è molto legata a una ricerca personale. Si tratta di mettere il cervello in folle e prendersi il tempo di pensare alla propria interiorità. E in un’epoca come la nostra, questo è il bene più prezioso».

Per maggiori informazioni sul progetto Via Francigena. Road to Rome 2021. Start Again!, si rimanda al sito ufficiale